NICOLETTA  LATROFA

Scarpellini  e  il  “ non-tempo “ del  big-beng  originario

In arte, in letteratura, si arriva ad essere “liberi” quando, dominando la materia delle forme espressive, si può finalmente far fluire il proprio io profondo che insegue emozioni e le coglie nell’attimo stesso in cui affiorano e le veste di forme e di colori.

Spesso accade che ciò sia più facile ai giovani, che come diceva il poeta  “ardono d’inconsapevolezza” e sono più capaci di lasciarsi condurre verso mondi onirici e vibranti.

Ecco perché quando si entra in contatto con la pittura di Scarpellini, si stenta a credere che non sia quella di un giovanissimo pittore, tanto vivido e “primitivo” è il suo mondo poetico, magmatico e fluido, scaturigine del cuore stesso della terra di cui registra i primi battiti con un elettrocardiogramma che da essa nasce e da cui si diparte verso altri mondi.

L’inquietudine che ti prende di fronte ad alcune opere è quasi malessere di vertigine; poi ti accorgi che c’è qualcosa che ti fa riconoscere fibra stessa di quella immagine: sia che si tratti dell’intravista figura femminile ( sintagma fondante, generatrice di ogni forma) sia che la profondità del colore ti catturi e ti plachi rendendoti a te stesso più sazio e consapevole.

Cecina  11-12-2005

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Lori Scarpellini